martedì 10 maggio 2011

Graffiti: arte o crimine?

 Matteo D’Oria



Capita spesso che i ragazzi girino per le strade di notte e usino bombolette spray per imbrattare e sporcare l’ambiente che ci circonda. Distruggono anche opere d’arte che dovremmo custodire con tutto il nostro impegno perché testimoniano il nostro passato e dovremmo salvaguardarle per il futuro delle nuove generazioni.
Inoltre queste bombolette emanano gas nocivi al nostro organismo.
Da quando esistono i graffiti, esiste il quesito: sono arte o crimine? Le “scuole di pensiero” si dividono, c’è chi li criminalizza e ci sono molti ragazzi a favore dei graffiti in quanto riconoscono loro una funzione di abbellimento di zone urbane che altrimenti risulterebbero grigie e anonime. La pratica è condannata invece quando si toccano monumenti e beni pubblici.
Ed è proprio per la tutela di questi beni che molti comuni italiani si sono mossi per cercare di arginare il fenomeno dell’imbrattamento. Nel panorama italiano però si levano anche voci contro corrente: non mancano i comuni che accettano i graffitari, organizzando manifestazioni e cedendo spazi per realizzare i disegni, che in alcuni casi sono considerati opere d’arte vere e proprie.
Molti affermano che il graffitismo è un modo per esprimersi e per loro è “arte”, l’arte di comunicare le proprie emozioni e i propri sentimenti che non riescono a comunicare con le parole.

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