martedì 10 maggio 2011

“Con la mente e con il cuore”

Chiara Perrone
Vite distrutte dalla droga che sperano di rinascere per non commettere gli stessi errori del passato: testimonianze che il 28 marzo scorso, ho ascoltato insieme alla mia classe, 3^ B, presso il centro “Le Sorgenti” della Comunità Emmanuel, situato lungo la strada provinciale Lecce-Novoli.
L’esperienza vissuta è stata molto importante perché ci ha fatto crescere, avvicinandoci a un mondo sconosciuto e facendoci riflettere, mentre pensavamo che sarebbe stata scocciante e faticosa, una “giornata per non fare scuola”.
L’incontro, con il laboratorio formativo/esperienziale, che ci è stato proposto, ha avuto come finalità la promozione dell’Educazione alla salute, la prevenzione dei comportamenti a rischio e delle dipendenze da sostanze (droghe, alcool, farmaci oltre che quelle di nuova generazione).
Ci ha accolti Luca, un educatore e responsabile psicoterapeuta, che assiste e cura, in particolare, ragazzi dipendenti dalla droga (o da altro) che, avendo commesso reati, hanno preferito il percorso di recupero in Comunità alla reclusione in carcere.
Ci è stato spiegato che ognuno di noi è “dipendente” da qualcosa di cui non riusciamo a fare a meno, anche banale, come ad esempio, Internet e Facebook, i videogiochi, lo shopping, il telefonino, il gratta e vinci o il gioco d’azzardo. Comunque, le dipendenze più conosciute, e quelle che spaventano di più, sono quelle da fumo, da alcool e da droghe, cioè da “sostanza”, termine usato in gergo.
Chi è dipendente da qualcosa spesso non lo ammette neanche con se stesso, per questo è molto importante riflettere sui propri comportamenti per rendersi conto se quello che facciamo stravolge la nostra vita quotidiana e condiziona le nostre giornate, diventando prima un’abitudine e poi una dipendenza sempre più dannosa.
Per evitare di diventare “dipendenti” bisogna che noi giovani pensiamo due volte alle nostre azioni, “una volta con la mente e l’altra con il cuore”, dobbiamo comprendere ciò che è bene e ciò che è male, dobbiamo imparare ad ascoltare e a rispettare le regole.
E a questo proposito Luca ci ha detto che i problemi da dipendenze stanno assumendo caratteristiche diverse nella società contemporanea e che lui, nell’arco di circa vent’anni di attività, ha notato qualcosa di preoccupante: in passato erano i padri che si recavano alla comunità per chiedere aiuto per i figli drogati, mentre erano i figli che chiedevano aiuto per i padri alcolizzati e violenti. Oggi, invece, il fenomeno dell’alcolismo e della violenza è sempre più diffuso fra i giovanissimi, mentre l’uso di sostanze stupefacenti si è allargato anche a fasce di età mature. Ci sono stati forniti anche alcuni dati statistici, sul problema droga, rilevati tra gli ospiti della comunità: il 95 per cento dei dipendenti da cocaina ha iniziato fumando in età giovanissima sigarette e il primo spinello a 13 anni.
Sono dati che sconvolgono e fanno riflettere al tempo stesso! Importanti soprattutto per noi ragazzi che sottovalutiamo le nostre azioni a rischio, pensando, in tal modo, di  sentirci grandi e di non averne conseguenze.
Le parole del Sig. Luca hanno catturato la nostra attenzione, ma lo hanno fatto ancora di più quelle di tre ospiti della comunità che, con le loro testimonianze, hanno reso la nostra esperienza molto forte e, proprio loro, i più emarginati, con le loro tragiche storie ci hanno insegnato qualcosa di molto importante.

STORIA DI SALVATORE
La storia di Salvatore, 52 anni, è la più tragica.
Cresciuto in Sicilia, senza i genitori emigrati in Francia, con la sola nonna, abusato sessualmente da un amico di famiglia intorno ai 6/7 anni, è stato segnato per tutta la vita da questi eventi. In 3^ media ha cominciato a “farsi le canne” e ben presto, abbandonata la scuola e girando per l’Europa in cerca di lavoro, è passato alle droghe pesanti (16/17 anni), compiendo reati sempre più gravi per procurarsi il denaro necessario: scippi, spaccio, rapine, omicidio colposo. Ha 3 figli con tre donne diverse, ma solo con l’aiuto dell’ultima compagna, una ragazza tedesca che lo aiuta concretamente, è riuscito ad assumersi le sue responsabilità: ha avuto varie ricadute ed è entrato in quest’ultima comunità 5 anni fa, nel 2012 terminerà di scontare la pena.
STORIA DI TONI
La seconda testimonianza è quella di Toni, di 34 anni. Egli ha conosciuto ben presto la droga e lo spaccio perché il padre possedeva una sala giochi dove ce n’era sempre un gran commercio. Toni ha cominciato già a 9 anni a fumare sigarette, passando subito agli spinelli: prima uno ogni tanto, poi ogni giorno con i suoi amici. Ha cominciato a spacciare per procurarsi sempre più soldi, contravvenendo alle regole dei genitori. Ha un figlio dalla compagna e, a causa di ripetuti incidenti sul lavoro, ha subito alcuni interventi con gravi esiti di cui porta ancora le conseguenze. Arrestato per spaccio è in Comunità da qualche mese. Pensa sempre alla figlia e alla compagna lontane e rimpiange una vita normale e la realizzazione dei suoi sogni come, ad esempio, diventare carabiniere.
STORIA DI LUCA
Luca, 25 anni, ha cominciato intorno ai 13 anni, direttamente con la cocaina e con lo spaccio, pur continuando gli studi. In discoteca prendeva le “pasticche” per divertirsi ancor più e anche durante il militare continuava ad assumere cocaina ed eroina con diverse compagnie. Gestiva un’azienda col fratello, ma sono finiti entrambi in carcere, insieme a un amico. L’espressione delusa del padre, come non gliela aveva mai vista, lo ha spinto a entrare in Comunità.

Dopo aver ascoltato le storie di Salvatore, di Toni e di Luca, l’educatore ci ha chiesto di esprimere ciò che avevamo provato, ha dovuto insistere perché eravamo imbarazzati, ma quando ha invitato ognuno di noi a intervenire ci siamo lasciati andare e siamo riusciti a esprimere emozioni e sensazioni:
“Ho sentito una stretta al cuore e ho provato tanta meraviglia perché ciò che ho ascoltato mi sembrava irreale” – Giulia.
“È stata un’esperienza molto toccante, che mi ha fatto passare anche quella minima curiosità che avevo. Personalmente non pensavo che le droghe portassero così tanti problemi e che, una volta iniziato, non se ne potesse fare più a meno” – Federico.
“Ho provato molta tristezza e ho capito le sofferenze che hanno dovuto affrontare i tre testimoni” – Michela.
“Secondo me, le storie che abbiamo ascoltato sono state un grande insegnamento perché ci è stata chiara la sofferenza che si notava dal tono basso della voce e dallo sguardo incerto. Ho provato un insieme di emozioni: stupore, tristezza e dispiacere per la loro condizione e ammirazione per il coraggio che hanno avuto nel raccontarsi sinceramente e per l’impegno che mettono in atto quotidianamente per superare la loro dipendenza” – Benedetta.
“Ho provato tristezza e paura perché ho degli amici che fumano e bevono e non vorrei che finissero in quel modo” – Pamela.
“Ho provato dispiacere, ma ho anche capito che la vita è importante e non va sprecata” – Giovanbattista.
“Sono rimasto sorpreso dalle storie che ho ascoltato e che finora avevo visto solo nei film in TV e ho pensato che sono stato fortunato ad aver avuto un’infanzia serena e pacifica e una famiglia e degli amici che mi consigliano per il meglio. Ho pensato che la vita è una sola e bisogna osare, ma si deve capire fino a che punto!” – Nicolò.
Il sig. Luca, l’educatore, alla fine dei nostri interventi ci ha fatto riflettere sulle emozioni prevalenti: sono state soprattutto la tristezza, il dolore e la sorpresa. Quindi, ci ha detto che l’uso di sostanze porta solo quello, non risolve i problemi, ma anzi li amplifica.
Abbiamo chiesto, perciò, che ne pensavano a proposito della proposta di liberalizzazione della vendita di sostanze stupefacenti e tutti i presenti si sono dichiarati contrari, affermando che se fosse per loro vieterebbero anche la vendita di alcool.
Alla fine dell’incontro abbiamo chiesto un consiglio: cosa possiamo fare per evitare di cadere in tentazione?

Tutti ci hanno invitati a vivere solo esperienze positive, ad avere fiducia nelle nostre possibilità, e a essere noi stessi, senza cambiare per far piacere al gruppo, perché chi ci vuole davvero bene non ci giudica e non ci abbandona.
Dobbiamo ricordarci che la vita può essere bellissima e non ne abbiamo un’altra, mentre con esperienze come le loro si perde tutto: famiglia, amici, rispetto, lavoro.
Queste testimonianze hanno reso la mia esperienza molto forte e loro, proprio le persone più emarginate, con le loro tragiche storie mi hanno insegnato qualcosa di molto importante. Mi hanno lasciato, come ha detto Luca, il “segno dentro”, facendomi comprendere quanto uno sbaglio possa far cadere i sogni e costringere a ricominciare tutto di nuovo.

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