martedì 12 aprile 2011

La nuova legge del Regno d'Italia: lo Statuto Albertino

Marika Corallo
Diego De Tommasi
Marta Quarta
Giorgia Russo

Oggi è stato proclamato il Regno d’Italia. Il re Vittorio Emanuele II ha esteso lo Statuto Albertino, chiamato così in onore di Carlo Alberto che lo ha adottato nel 1848 come carta costituzionale del Regno Sardo, a tutto il Regno. È l’unica Costituzione dei Regni italiani rimasta in vigore.
Il popolo non è più formato da sudditi soggetti all’arbitrio del sovrano, ma da cittadini a cui vengono riconosciuti sacri diritti. Un esempio lo dimostra l’art. 29: «Tutte le proprietà, senza alcuna eccezione, sono inviolabili. Tuttavia quando l’interesse pubblico legalmente accettato, lo esiga, si può essere tenuti a cederle in tutto o in parte, mediante una giusta indennità conformemente alle leggi». Precedentemente all’allargamento dello Statuto a tutta l’Italia, le leggi erano costituite solo per le due regioni sabaude, ma prima dell’unione italiana lo Statuto è stato aggiornato, con norme sul Parlamento, sui deputati e sui cittadini, che hanno il fine di garantire la rappresentanza. Infatti, con questo atto la direzione del nostro Stato non è controllata più dal re ma dal parlamento.
Queste norme regolano anche i rapporti con il papa e con la chiesa e segnano una nuova epoca in cui, come dice Cavour, abbiamo una libera Chiesa in un libero Stato.


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