martedì 3 maggio 2011

Monumenti di Lecce


Una ricchezza di stili: messapico, romanico, barocco

Gargiulo Asia, Striani Camilla

La città di Lecce è nota per  la ricchezza dei monumenti che la adornano, molti dei quali realizzati nel tipico stile barocco leccese. Quello che lo caratterizza sono i capitelli, i pinnacoli ed i rosoni che decorano molti dei palazzi e delle chiese della città , come ad esempio il Palazzo dei Celestini e l'adiacente Basilica di Santa Croce, la chiesa di Santa Chiara ed il Duomo.

Il centro della città è racchiuso in mura di cinta risalenti al XVI sec., in gran parte distrutte. La città,in origine,presentava quattro porte di accesso: Arco di Trionfo (adesso Porta Napoli), Porta Rudiae, Porta San Biagio e Porta San Martino. Di queste l'ultima non è più visibile perché  crollata nel XIX sec.


Messapi furono un'antica popolazione italica stanziata nella Messapia, un territorio corrispondente alla Murgia meridionale e al Salento.Ha influenzato soprattutto la città di Lecce. Un esempio è l’Ipogeo Palmieri, prestigioso esempio di architettura funeraria messapica , visitabile all'interno del giardino di Palazzo Guarini, lungo via Palmieri.



Un esempio di stile romano è l’anfiteatro situato in piazza Sant’Oronzo.Ne resta l'arena, le gradinate inferiori e parte delle mura esterne. In via dell'Arte della Cartapesta si incontra il Teatro Romano scoperto nel 1929.
Il Castello Carlo V è stato realizzato, secondo la tradizione, per volere di Carlo V per scongiurare le invasioni turche, di cui la più tragica  fu, per la Terra d'Otranto, quella che nel 1480 causò il sacco di Otranto.
Piazza Sant’Oronzo ,una dimostrazione dello stile barocco,fu  riportata alla luce all'inizio del Novecento. Nella piazza s'innalza la colonna, donata dalla città di Brindisi per cercare di ravvivare  la spoglia piazza, con la statua di Sant'Oronzo, protettore della città. Di fronte alla statua si trova l'armonioso palazzetto del Sedile.
È  barocco a dominare nella centrale Piazza Duomo. Questo grande cortile, poi modificato, risale al tempo del vescovo Gerolamo Guidano.

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