martedì 31 gennaio 2012

Giornata della memoria: perchè non accada più

Il termine “shoah” significa catastrofe, disastro. È quello che accadde agi ebrei, omosessuali, rom, testimoni di Geova, portatori di handicap ecc. nel 1939, con ben 6 milioni di vittime circa. Tutte le persone disprezzate dai tedeschi vennero deportate nei campi di concentramento; il più noto è quello ad Auschwitz.
La vita dei deportati era terribile: anche per la più piccola sciocchezza i militari tedeschi li punivano picchiandoli o addirittura uccidendoli. I tedeschi non li consideravano nemmeno come persone; i posti in cui dormivano i prigionieri erano pieni di parassiti, i loro vestiti di cotone non erano abbastanza caldi da proteggerli dal freddo, perciò si ammalavano facilmente. Erano suddivisi in uomini, donne e bambini. Gli uomini e le donne lavoravano continuamente, con solo una breve “pausa” al giorno durante la quale mangiavano un piccolo pezzo di pane durissimo e nero, della poca verdura avariata e raramente carne di provenienza sconosciuta.
Le selezioni prevedevano di uccidere senza pietà le persone deboli e non più in grado di lavorare nelle camere a gas o nel forno crematorio. I cadaveri venivano gettati nelle fosse comuni. I bambini invece non lavoravano, ma venivano usati come cavie per esperimenti, e anche loro, come tutti i prigionieri, erano pelle e ossa, divorati e impazziti da fame, sete e malattie.
Tutte queste sofferenze vennero provocate da un’unica causa: il denaro. Ma come si può considerare più importante un pezzo di carta di un essere vivente? Il giorno della memoria serve appunto per ricordare l’olocausto, e non permettere che accada di nuovo una tragedia simile e per ricordare tutte le vittime trattate senza pietà.

Miriana Rizzo

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