Appena arrivati nel campo di concentramento, tra mille sofferenze, la moglie e la figlia del protagonista principale morirono. Lui, invece, dovette andare a lavorare nel forno crematorio.
Ogni mattina i prigionieri dovevano sopportare gli appelli, che potevano durare una mattinata intera e forse anche per tutto il pomeriggio.
Oltre al personaggio principale sopravissero sua sorella e due suoi cugini, ma la famiglia dovette subire quanto di peggio si possa immaginare: bastonate, lavori forzati che il corpo non poteva sostenere, umiliazioni.
Dopo quattro anni di terrore e dolore arrivarono gli americani, che salvarono tutti i superstiti del campo di concentramento. Nella rappresentazioe teatrale la scena finale è rappresentata da un americano che lancia cioccolata e frutta secca verso i prigionieri. Così il personaggio principale, da allora, ogni volta che mangia frutta secca ricorda la libertà. Ma c’è qualcosa che non lo renderà mai libero dall’incubo: il suo numero, che sempre gli rimarrà impresso nella mente e nel cuore.
Robert Katan
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