Tra le mansioni della questura: sicurezza, assistenza ai minori, immigrazione
Chiara Perrone
Giulia Rizzello
Chiara Violi
Non è facile per noi ragazzi di tredici anni comprendere fino in fondo i concetti di legalità e istituzione, ma riusciamo a capirci qualcosa facendo esperienze concrete e coinvolgenti come quella vissuta da alcune classi terze della scuola media statale “Antonio Galateo” di Lecce.
La proposta di una visita guidata alla questura della città è stata accolta da noi alunni con entusiasmo e la curiosità ci ha spinti, nei giorni precedenti, a documentarci sulla sua struttura, l’or-ganizzazione e le attività.
Il tempo è volato, in un attimo è arrivato il giorno tanto atteso ed è iniziata l’avventura.
Ci sentivamo tutti agenti, ispettori della squadra mobile e commissari pronti a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini!
Giunti a destinazione, in viale Otranto n.1, un po’ intimiditi dall’atmosfera seria e indaffarata, siamo stati accolti e guidati durante tutta la visita dall’as-sistente capo Tiziana Mello e dall’o-peratrice tecnica Tiziana Castrignanò.
Il luogo che, sicuramente ci ha colpiti di più è stata la “sala operativa”, il cuore dell’edificio, un ampio locale con molti schermi alle pareti, grandi e piccoli, collegati con ben 55 videocamere dislocate in varie zone strategiche della città. Ci siamo subito resi conto di come gli operatori di quella sezione ricevano, in tempo reale, tutte le comunicazioni radio e video con l’esterno, attraverso frequenze codificate o pubbliche, e riescano a organizzare e coordinare gli interventi più urgenti e necessari in tutto il territorio, soprattutto in occasione di incidenti, furti, scippi e rapine o manifestazioni di vario genere, sportive, di lavoratori o di studenti. Degli scontri che ci sono stati con le forze dell’ordine, siamo stati testimoni in quei giorni in diretta.
Un’altra sezione interessantissima è quella della scientifica dove vi sono tutte le varie attrezzature necessarie per la ricostruzione dei crimini e l’individuazione dei colpevoli. Alcuni di noi hanno provato l’ebbrezza di farsi rilevare le impronte digitali o di poter effettuare la propria foto segnaletica, proprio come chi viene arrestato!
Informazioni dettagliate ci sono state fornite, in seguito, nella sala riunioni dal vice capo gabinetto, dott.ssa Meo, che ci ha detto che la questura è un’isti-tuzione abbastanza antica, creata nei primi anni del 1900 e che l’attuale questore di Lecce è il dott. Antonino Cufalo, che coordina tutte le attività, sia della polizia di stato che di tutte le forze dell’ordine del territorio che si occupano della sicurezza pubblica, compresi i vigili del fuoco.
Il questore dipende dal prefetto (che rappresenta lo Stato ed è il responsabile politico) e dal capo della polizia, il dott. Manganelli.
La dott.ssa Meo ci ha illustrato alcune attività della Polizia: assistenza ai minori e ufficio immigrazione, due aspetti che riguardano molto da vicino la nostra realtà.
Siamo stati invitati a segnalare qualsiasi situazione in cui un minore sia vittima di un reato, anche da parte di un familiare, perché agenti e personale specializzato lo assisteranno, cercheranno i responsabili e, se necessario, lo allontaneranno dalla famiglia.
Purtroppo, però, abbiamo saputo anche che a Lecce, come in molte altre città italiane, spesso i minori non sono vittime, ma compiono reati e quelli più comuni sono il furto e lo spaccio di stupefacenti.
Nel caso sia accertata la colpa di un minore si dà avvio a un procedimento penale, ma se il ragazzo ha meno di 14 anni, non è imputabile.
In seguito la dott.ssa ci ha spiegato il funzionamento dell’Ufficio Immigrazione: i cittadini dell’U.E. possono muoversi liberamente al suo interno anche con la sola carta d’identità, ma devono chiedere il passaporto, in questura, per poter entrare in altri stati. Gli immigrati in Italia, provenienti dai paesi extraeuropei, invece, devono avere un passaporto e, all’arrivo nel nostro paese, devono presentarsi entro otto giorni all’Ufficio Immigrazione. Se ciò non avviene, perché sono entrati in Italia come clandestini, gli immigrati vengono fermati, assistiti (perché di solito, arrivando con un trasporto precario e illegale, sono denutriti o anche in condizioni sanitarie tutt’altro che ottimali) e vengono fotografati e rilevate le impronte digitali, (sono identificati, anche se in alcuni casi con difficoltà e, a volte, riconosciuti come rifugiati politici). Infine vengono portati in Centri di Permanenza e poi riportati nel loro paese d’origine se non ottengono un “per-messo di soggiorno subordinato”, il quale si ottiene quando si ha già un contratto di lavoro.
Lo Stato Italiano, secondo le leggi, comunque, deve obbligatoriamente fornire aiuto anche linguistico agli immigrati, facendoli assistere da interpreti.
Quando gli immigrati sono studenti, il loro soggiorno è ammesso per tutto il tempo degli studi. Nel caso in cui siano rifugiati politici, persone cioè che fuggono da situazioni di guerra o persecuzioni, anche se entrano nel paese illegalmente vengono tutelati e mantenuti dallo Stato.
Salutata la nostra referente, abbiamo continuato a curiosare, con le nostre guide, nei vari piani dell’edificio e abbiamo scoperto l’esistenza di un ufficio denunce e della squadra mobile, che si occupa anche della prevenzione degli incidenti stradali, li rileva e accerta le violazioni al codice della strada.
Siamo scesi anche fino al parcheggio interno, dove un poliziotto ci ha descritto la dotazione di una “volante”: i sedili anteriori sono forniti di radio e mitraglietta situata sotto il sedile destro, i sedili posteriori, invece, sono in plastica e vengono regolarmente lavati dopo aver “accolto” eventuali arrestati. Nel cofano sono presenti manganelli in plastica e giubbotti anti-proiettili.
Alla fine della nostra visita ci sentivamo un po’ tutti più vicini a chi lavora per noi, per assicurarci tranquillità, sicurezza e libertà di movimento e per questo qualcuno ha chiesto quali studi sono necessari per diventare poliziotti e commissari. La sig.ra Castrignanò ci ha detto che per diventare poliziotto è necessario un diploma di scuola superiore, mentre chi vuole diventare commissario deve prima conseguire la laurea in legge e, in seguito, frequentare l’istituto superiore di polizia, che è una scuola interna.
L’esperienza che abbiamo vissuto è stata interessante e positiva, anche perché pensiamo sia giusto che noi ragazzi diventiamo sempre più consapevoli dell’importante e costante lavoro delle forze dell’ordine e comprendiamo la necessità di rispettare le regole, che ci assicurano la tutela dei nostri diritti.
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