martedì 10 maggio 2011

La redazione

Fukushima e l’incubo nucleare

Chiara Suraci


L’11 marzo di quest’anno, un fortissimo terremoto di magnitudo 8,9 ha fatto tremare il Giappone, colpendo soprattutto la città di Sendai e causando gravi danni alla centrale nucleare di Fukushima. Infatti l’impianto di raffreddamento della centrale è stato messo fuori uso e durante una scossa di assestamento si è verificata un’esplosione negli edifici del reattore numero 1, con la conseguente fuoriuscita di vapori bollenti radioattivi che si sono dispersi nell’at-mosfera.
Nei giorni successivi ci sono state esplosioni anche nei reattori numero 2 e 3. Secondo la società che gestisce l’impianto, la Tepco, grazie al sistema di contenimento che sarebbe rimasto integro, le radiazioni sono state contenute e la popolazione ha avuto il tempo di evacuare dalle zone che si trovavano nel raggio di 20 km.
Ma il 21 marzo l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che la situazione è molto più grave di quanto si fosse pensato e le radiazioni avrebbero causato seri danni alle persone ben oltre un raggio di 20-30 chilometri.
Infatti l’acqua del mare è stata subito contaminata e nelle prefetture di Fukushima, Ibaraki, Tochigi e Gunna il latte e gli spinaci sono risultati radioattivi.
In seguito all’incidente in tutto il mondo ci sono state polemiche sull’utilizzo dell’energia nucleare. In Germania si è deciso di spegnere alcuni reattori e in Cina è stata bloccata la realizzazione di 26 impianti nucleari. La Svizzera ha sospeso il programma nucleare per riesaminare la sicurezza delle centrali, in Italia c’è stata una moratoria di un anno sull’attuazione del programma nucleare. Mentre Francia e Stati Uniti hanno comunicato che le loro centrali sono le più sicure al mondo, per cui non modificheranno il loro programma, così come farà anche l’Indonesia nonostante esista nel paese un elevatissimo rischio sismico.
Il commissario all’energia della Commissione Europea, Oettinger, si è dichiarato favorevole al nucleare, senza il quale l’Europa non saprebbe come soddisfare i propri bisogni energetici.
Le centrali nucleari hanno il vantaggio di non produrre anidride carbonica e ossidi di azoto e di zolfo, che sono le principali cause del buco dell’ozono e dell’effetto serra, e riducono anche la dipendenza dal petrolio. Però gli incidenti a queste centrali hanno effetti gravissimi e di conseguenza le radiazioni a cui è esposta la popolazione causano leucemia e tumori.
A un mese dalla prima esplosione il livello delle radiazioni a Fukushima era ancora altissimo e il governo giapponese ha ammesso che la situazione è fuori controllo.
Dopo Chernobyl* il progresso tecnologico ha notevolmente migliorato la sicurezza degli impianti nucleari, ma si deve comunque considerare che in alcuni territori sismici come l’Italia o il Giappone le centrali nucleari, per quanto possano essere progettate e costruite con i più moderni sistemi di sicurezza, non saranno mai perfettamente sicure.
Bisogna anche tener conto del problema delle scorie che non possono essere distrutte, ma devono essere immagazzinate per centinaia di migliaia di anni in depositi sicuri, che oltretutto è difficile localizzare perché nessuna comunità locale li segnala perché non accetta di ospitare rifiuti nucleari sul proprio territorio.
Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, ha dichiarato: “Le informazioni su Fukushima sono incomplete e controllate dai mass media. Quello che è accaduto avrà conseguenze enormi per il futuro. Bisogna avere garanzie per una gestione corretta delle centrali”.


* Nel 1986 è esploso un reattore della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, rilasciando nell’atmosfera radiazioni che hanno contaminato milioni di persone e una vasta area. La contaminazione arrivò fino in Europa centrale, Germania, Francia, Italia, Grecia, Scandinavia, e Regno Unito.

Camminiamo sicuri per strada

Matteo D'Oria



Il giorno 23 novembre alcune classi sono andate nell’aula magna della scuola per un incontro con i vigili urbani di Lecce.
Uno di loro, dopo essersi presentato, ha illustrato con delle immagini le regole da rispettare quando si è dei pedoni: l’attraversamento corretto, la sicurezza, la prevenzione di incidenti, ecc. Come ad esempio l’utilizzo delle strisce pedonali e solo quando il semaforo per i pedoni è verde. Questo e tanti altri sono gli atteggiamenti che noi dovremmo assumere per camminare per strada senza pericolo, evitando incidenti anche gravi.
Anche gli stessi automobilisti però devono seguire il codice stradale perché la vita dei pedoni “dipende da loro”.
Il vigile poi ha consigliato ai ragazzi che vorrebbero prendere il patentino per guidare una moto, arrivare a scuola senza “accompagnatori” per dimostrare la loro indipendenza e per dare prova di essere cresciuti, di indossare il casco e di non andare come Valentino Rossi!
Altre forme di sicurezza riguardano i ragazzi che si divertono a usare skateboard, pattini e altri mezzi che devono essere adoperati negli appositi spazi.
Ma è anche vero che ce ne sono davvero pochi e il Comune dovrebbe realizzarne per la libertà dei ragazzi.

Nel nido dell’aquila incontro con la legalità

Tra le mansioni della questura: sicurezza, assistenza ai minori, immigrazione
Chiara Perrone
Giulia Rizzello
Chiara Violi
 Non è facile per noi ragazzi di tredici anni comprendere fino in fondo i concetti di legalità e istituzione, ma riusciamo a capirci qualcosa facendo esperienze concrete e coinvolgenti come quella vissuta da alcune classi terze della scuola media statale “Antonio Galateo” di Lecce.

La proposta di una visita guidata alla questura della città è stata accolta da noi alunni con entusiasmo e la curiosità ci ha spinti, nei giorni precedenti, a documentarci sulla sua struttura, l’or-ganizzazione e le attività.
Il tempo è volato, in un attimo è arrivato il giorno tanto atteso ed è iniziata l’avventura.
Ci sentivamo tutti agenti, ispettori della squadra mobile e commissari pronti a garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini!

Giunti a destinazione, in viale Otranto n.1, un po’ intimiditi dall’atmosfera seria e indaffarata, siamo stati accolti e guidati durante tutta la visita dall’as-sistente capo Tiziana Mello e dall’o-peratrice tecnica Tiziana Castrignanò.
Il luogo che, sicuramente ci ha colpiti di più è stata la “sala operativa”, il cuore dell’edificio, un ampio locale con molti schermi alle pareti, grandi e piccoli, collegati con ben 55 videocamere dislocate in varie zone strategiche della città.  Ci siamo subito resi conto di come gli operatori di quella sezione ricevano, in tempo reale, tutte le comunicazioni radio e video con l’esterno, attraverso frequenze codificate o pubbliche, e riescano a organizzare e coordinare gli interventi più urgenti e necessari in tutto il territorio, soprattutto in occasione di incidenti, furti, scippi e rapine o manifestazioni di vario genere, sportive, di lavoratori o di studenti. Degli scontri che ci sono stati con le forze dell’ordine, siamo stati testimoni in quei giorni in diretta.

Un’altra sezione interessantissima è quella della scientifica dove vi sono tutte le varie attrezzature necessarie per la ricostruzione dei crimini e l’individuazione dei colpevoli. Alcuni di noi hanno provato l’ebbrezza di farsi rilevare le impronte digitali o di poter effettuare la propria foto segnaletica, proprio come chi viene arrestato!
Informazioni dettagliate ci sono state fornite, in seguito, nella sala riunioni dal vice capo gabinetto, dott.ssa Meo, che ci ha detto che la questura è un’isti-tuzione abbastanza antica, creata nei primi anni del 1900 e che l’attuale questore di Lecce è il dott. Antonino Cufalo, che coordina tutte le attività, sia della polizia di stato che di tutte le forze dell’ordine del territorio che si occupano della sicurezza pubblica, compresi i vigili del fuoco.
Il questore dipende dal prefetto (che rappresenta lo Stato ed è il responsabile politico) e dal capo della polizia, il dott. Manganelli.

La dott.ssa Meo ci ha illustrato alcune attività della Polizia: assistenza ai minori e ufficio immigrazione, due aspetti che riguardano molto da vicino la nostra realtà.
Siamo stati invitati a segnalare qualsiasi situazione in cui un minore sia vittima di un reato, anche da parte di un familiare, perché agenti e personale specializzato lo assisteranno, cercheranno i responsabili e, se necessario, lo allontaneranno dalla famiglia.

Purtroppo, però, abbiamo saputo anche  che a Lecce, come in molte altre città italiane, spesso i minori non sono vittime, ma compiono reati e quelli più comuni sono il furto e lo spaccio di stupefacenti.
Nel caso sia accertata la colpa di un minore si dà avvio a un procedimento penale, ma se il ragazzo ha meno di 14 anni, non è imputabile.

In seguito la dott.ssa ci ha spiegato il funzionamento dell’Ufficio Immigrazione: i cittadini dell’U.E. possono muoversi liberamente al suo interno anche con la sola carta d’identità, ma devono chiedere il passaporto, in questura, per poter entrare in altri stati. Gli immigrati in Italia, provenienti dai paesi extraeuropei, invece, devono avere un passaporto e, all’arrivo nel nostro paese, devono presentarsi entro otto giorni all’Ufficio Immigrazione. Se ciò non avviene, perché sono entrati in Italia come clandestini, gli immigrati vengono fermati, assistiti (perché di solito, arrivando con un trasporto precario e illegale, sono denutriti o anche in condizioni sanitarie tutt’altro che ottimali) e vengono fotografati e rilevate le impronte digitali, (sono identificati, anche se in alcuni casi con difficoltà e, a volte, riconosciuti come rifugiati politici). Infine vengono portati in Centri di Permanenza e poi riportati nel loro paese d’origine se non ottengono un “per-messo di soggiorno subordinato”, il quale si ottiene quando si ha già un contratto di lavoro.

Lo Stato Italiano, secondo le leggi, comunque, deve obbligatoriamente fornire aiuto anche linguistico agli immigrati, facendoli assistere da interpreti.

Quando gli immigrati sono studenti, il loro soggiorno è ammesso per tutto il tempo degli studi. Nel caso in cui siano rifugiati politici, persone cioè che fuggono da situazioni di guerra o persecuzioni, anche se entrano nel paese illegalmente vengono tutelati e mantenuti dallo Stato.

Salutata la nostra referente, abbiamo continuato a curiosare, con le nostre guide, nei vari piani dell’edificio e abbiamo scoperto l’esistenza di un ufficio denunce e della squadra mobile, che si occupa anche della prevenzione degli incidenti stradali, li rileva e accerta le violazioni al codice della strada.

Siamo scesi anche fino al parcheggio interno, dove un poliziotto ci ha descritto la dotazione di una “volante”: i sedili anteriori sono forniti di radio e mitraglietta situata sotto il sedile destro, i sedili posteriori, invece, sono in plastica e vengono regolarmente lavati dopo aver “accolto” eventuali arrestati. Nel cofano sono presenti manganelli in plastica e giubbotti anti-proiettili.

Alla fine della nostra visita ci sentivamo un po’ tutti più vicini a chi lavora per noi, per assicurarci tranquillità, sicurezza e libertà di movimento e per questo qualcuno ha chiesto quali studi sono necessari per diventare poliziotti e commissari. La sig.ra Castrignanò ci ha detto che per diventare poliziotto è necessario un diploma di scuola superiore, mentre chi vuole diventare commissario deve prima conseguire la laurea in legge e, in seguito, frequentare l’istituto superiore di polizia, che è una scuola interna.

L’esperienza che abbiamo vissuto è stata interessante e positiva, anche perché pensiamo sia giusto che noi ragazzi diventiamo sempre più consapevoli dell’importante e costante lavoro delle forze dell’ordine e comprendiamo la necessità di rispettare le regole, che ci assicurano la tutela dei nostri diritti.


PROGETTO TELECOM “NAVIGARE SICURI”

di   Annapaola Mazzotta 

Oggi abbiamo assistito, tramite dei video, alle conseguenze che si possono verificare se non si usano con cautela i blog e i social network.

 Sopratutto se non si ha cura dei propri dati personali, che possono essere usati a scopo dannoso, e anche se si accetta l’amicizia di persone sconosciute, bisogna comportarsi in modo adeguato senza correre rischi che possono diventare veramente dannosi. Quindi:
 quando usate i social networ siate prudenti!!!

Ritratto e desideri dell’adolescente contemporaneo

Siamo ragazzi, o meglio “adolescenti”, come molti ci definiscono.
Siamo comunissimi ragazzi e stiamo attraversando un periodo della vita che può sembrare il più difficile, ma non è sempre così.
È vero, per molti aspetti, è difficile perché è l’età in cui si fanno scelte importanti anche se, avendo solo 13 anni, non possiamo farle con molta consapevolezza.
Siamo tredicenni in cerca di qualcosa o di qualcuno che possa rendere la nostra vita meno noiosa possibile. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa che ci faccia stare bene, molte volte anche sbagliando, ma l’importante è che alla fine riusciamo a capire i nostri errori e ad andare avanti per realizzare i nostri sogni. Ogni ragazzo, infatti, nasce con un sogno, un desiderio che avrà per sempre dentro e che cercherà in tutti i modi di realizzare.
Abbiamo bisogno di occupare il nostro tempo, e molto spesso non ci accontentiamo di quello che possiamo avere. Vorremmo stare ore e ore con i nostri amici, per divertirci e stare in compagnia, senza magari dover studiare o svolgere altri impegni. Ma non sempre si può fare solo quello che ci piace, per questo dovremmo cercare di trovare un pizzico di positività che ci aiuti a affrontare anche quello che ci costa di più.
Un’altra nostra particolarità è molto spesso il totale disaccordo con i genitori che, pur cercando di venirci incontro in qualsiasi modo, noi non riusciamo minimamente a sopportare. Ogni loro giudizio, idea, opinione per noi è totalmente sbagliata. Per quanto loro si possano impegnare a capirci, facciano tutto per il nostro bene e per proteggerci dal male di questo mondo, per noi è tutto totalmente inutile! Siamo testardi e finché alle cose non ci sbattiamo con la nostra testa, non le riusciamo a capire. Riusciamo a fare i disastri più grandi senza nemmeno volerlo e ci lasciamo trasportare dalle persone che ci circondano, a volte prendendo strade sbagliate, per seguire qualcuno su cui abbiamo cambiato opinione, per una battuta più divertente o qualche piccola parola scambiata, nonostante in precedenza lo avessimo giudicato male. In questi casi gli unici che possono tirarci fuori sono proprio loro, i nostri genitori che, conoscendoci meglio di chiunque altro, possono riportarci sulla buona strada.
Al giorno d’oggi noi tredicenni abbiamo di tutto e di più: dai videogiochi più insignificanti ai più costosi, dai vestiti più semplici a quelli più particolari, insomma abbiamo tutto quello che possiamo desiderare, anche se spesso non siamo comunque soddisfatti né contenti di noi stessi.
Da alcuni recenti sondaggi è emerso che, secondo la maggioranza degli intervistati, per essere considerato un tipo in gamba bisogna avere il rispetto del gruppo, per più della metà bisogna essere belli, avere coraggio ed essere bravi nello sport; per circa la metà bisogna avere voti alti a scuola, essere fidanzati e magri; solo la minoranza pensa che sia necessario fare cose spericolate, avere il telefonino più bello e molti soldi.
Da questi dati è possibile ricavare un ritratto dell’adolescente contemporaneo: un ragazzo per il quale l’appartenenza e l’accettazione da parte del gruppo è fondamentale, per il quale è molto importante l’aspetto fisico e la riuscita nello sport, mentre in secondo piano sono per lui la scuola e anche i soldi.
Da un’altra ricerca è emerso che alla maggior parte dei tredicenni maschi piacerebbe svolgere l’attività di calciatore o ingegnere, il 7 % ancora non sa e una metà dei ragazzi vorrebbe fare il medico, l’architetto o il geometra.
Il 12% delle ragazze, invece, vorrebbe diventare un personaggio famoso nel mondo dello spettacolo, mentre le altre medico, avvocato o insegnante.

Francesca Rossetti

JESSIE WHITE MARIO




Martina Marta
Nigro Maria Sofia
Suriano Agnese

Jessie nasce a Portsmouth il 9 maggio del 1832 in una ricca famiglia, Jessie fece da giovane studi classici a Parigi e li finisce a Londra. A Parigi Jessie conosce Emma Roberts, che era molto legata a Giuseppe Garibaldi. Quando Emma e Jessie diventarono amiche, nel 1854 Emma portò Jessie con se prima a Nizza e poi in Sardegna facendo visita a Garibaldi. Grazie a questo incontro con Garibaldi , decise di dedicare se stessa alla ragione dell’unità italiana.
Nel 1855 tornò a Londra perché voleva divenire la prima donna medico dell'Inghilterra. Nel 1856 incontra Giuseppe Mazzini, che in  quel periodo era in esilio a Londra. Jessie scrisse articoli spiegando l’ opinione italiana e raccogliendo fondi nel nord Inghilterra ed in Scozia. Nel 1857 Mazzini partì per Genova e Jessie lo seguì. L’arrivo di Mazzini fu annunciato dal giornale mazziniano l'Italia del Popolo.
Con l’insuccesso della spedizione di Pisicane, Mazzini riuscì a fuggire a Londra, intanto Jessie insieme al fidanzato Alberto Mario, furono presi ed arrestati a Genova per quattro mesi. Nel giugno del 1857 a Genova, Pisicane le consegna il testamento politico. Nel 1858 Jessie insieme a suo marito (si sposarono nel 1857) andarono a New York per difendere la causa italiana. Nel 1859, quando imbarcarono per l’Italia, vennero a sapere della guerra avviata da Napoleone II contro l’Austria. Nella primavera del 1860 erano a Lugano, per partire a Genova per salire a bordo con la seconda nave di volontari che partivano per andare in  Sicilia per raggiungere Garibaldi. Alberto era vicino all’ordine di Garibaldi mentre Jessie divenne un infermiera.


TREDICENNI CHE DILEMMA!!


Chi non ha mai attraversato l’adolescenza, quel periodo di “passaggio” tra infanzia ed età adulta? Anche noi, tredicenni e quattordicenni di oggi, stiamo vivendo questa fase un po’ “complicata”, in cui si comincia a parlare di grandi amori, dei primi conflitti con gli adulti, di vere amicizie, del gruppo, delle prime delusioni  ecc..
Incominciamo a cambiare, sia fisicamente che mentalmente, e incominciano a presentarsi nuovi problemi, ma soprattutto nuove esigenze. Sentiamo  il bisogno di diventare grandi e, soprattutto, di costruirci la nostra identità, ma non sempre tutto ciò è facile come sembra. Desidereremmo avere più libertà e tempo per noi, per uscire e per stare con gli amici, anche se non sempre questo ci è concesso dai nostri genitori e, anche per questo, tendiamo a ribellarci alle regole, e nascono le prime incertezze, i primi conflitti con il mondo degli adulti, mentre diventa per noi adolescenti importantissimo sentirci accettati nel nostro ambiente e, soprattutto, poterci creare un nostro gruppo.
Questo però non sempre è un bene, perché a volte il gruppo può trasformarsi in una banda, una specie di famiglia per un adolescente, un rifugio, che però non sempre aiuta a “crescere”, ma spesso serve solo a salvaguardare i suoi membri dalla sofferenza e dalla tristezza esterna.
Certamente, però, l’adolescenza non è solo un periodo difficile, ma è anche una fase della vita piena di nuove emozioni e di felicità.
Si dice ad esempio che “il primo amore non si scorda mai’’, ed è proprio durante questo periodo che si fa questa nuova scoperta. Il primo amore rappresenta per noi giovanissimi, la rivelazione di un mondo sconosciuto che ci fa conoscere sentimenti molto forti, mai provati prima, e nuove sensazioni.
Prendendo, poi, in considerazione le nostre esigenze materiali, non bisogna negare che spesso siamo incontentabili, vogliamo avere tutto, dalla playstation al cellulare, dalla bicicletta all’mp3, dal lettore dvd alla macchinetta fotografica. Se ci fosse data una grande somma di denaro, di sicuro la useremmo solo per comprare vestiti, motorini, cellulari e quant’altro.
Alcune volte, però, riusciamo addirittura ad essere maturi come o anche più degli adulti! Basti pensare a quando decidiamo di cavarcela da soli, o a quando non crediamo a ciò che ci dice la televisione o a quando sappiamo assumerci le nostre responsabilità. Insomma, saremo anche dei ragazzini, ma gli adulti devono ammetterlo: a volte riusciamo a sorprenderli!
Rizzello Giulia

Il vaccino hpv

LETIZIA CONTE e SAMANTHA SIGNORE

Il vaccino hpv è un esame di completamento,si può usare anche per controllare le donne dopo un trattamento.
I primi risultati mostrano che il test hpv è in grado di trovare più lesioni di quelle trovate durante il pap-test. Questo vaccino è completamente gratis perché si diffonde molto facilmente; infatti è previsto che il vaccino possa essere offerto gratuitamente dalle strutture pubbliche alle adolescenti a 12 anni.

Il vaccino hpv è un esame di completamento,si può usare anche per controllare le donne dopo un trattamento.
I primi risultati mostrano che il test hpv è in grado di trovare più lesioni di quelle trovate durante il pap-test. Questo vaccino è completamente gratis perché si diffonde molto facilmente; infatti è previsto che il vaccino possa essere offerto gratuitamente dalle strutture pubbliche alle adolescenti a 12 anni.
Il papilloma virus  è un virus a DNA in grado di trasformare le cellule  entrando nel controllo del loro meccanismo di replicazione; la sua trasmissione avviene per via sessuale.
La vaccinazione è uno strumento nato per combattere le malattie infettive allo scopo di promuovere una difesa immunitaria specifica, sicura, ed efficace.
Le donne maggiormente candidate alla vaccinazione sono principalmente le adolescenti prima dell’inizio dell’attività sessuale; purtroppo gli studiosi non riescono a modificare drammaticamente la “storia” di questa malattia.
In Italia il tumore al collo dell’utero colpisce circa 30.500 donne ogni anno. L’incidenza più elevata si ha intorno ai 45 anni, mentre è praticamente impossibile sotto i 25 anni.
Il papilloma virus  è un virus a DNA in grado di trasformare le cellule  entrando nel controllo del loro meccanismo di replicazione; la sua trasmissione avviene per via sessuale.
La vaccinazione è uno strumento nato per combattere le malattie infettive allo scopo di promuovere una difesa immunitaria specifica, sicura, ed efficace.
Le donne maggiormente candidate alla vaccinazione sono principalmente le adolescenti prima dell’inizio dell’attività sessuale; purtroppo gli studiosi non riescono a modificare drammaticamente la “storia” di questa malattia.

In Italia il tumore al collo dell’utero colpisce circa 30.500 donne ogni anno. L’incidenza più elevata si ha intorno ai 45 anni, mentre è praticamente impossibile sotto i 25 anni.

Harry Potter, è la fine o solo l'inizio di una nuova saga?


di Cristiano Moschettini
Sono sette i libri scritti dalla scrittrice più ricca del mondo, J.K.Rowling, su Harry Potter, ma i fan più accaniti non si accontentano di sole sette avventure del maghetto più famoso del mondo.
Si parlerebbe di un sequel sulle vicende di uno dei tanti figli di Harry, oppure un libro su Albus Silente, su Severus Piton o su uno dei tanti personaggi più importanti del libro.
I fan si aggiornano ogni giorno per sapere di più sulla saga di Harry Potter e, mentre sta per uscire l'ultimo film sul maghetto più famoso del mondo, tutti non aspettano altro che una nuova idea di J.K.Rowling che sconvolgerà di nuovo il mondo dei ragazzi con una nuova brillante idea.
E perché non fare previsioni? Ci sarà un'esplosione di un novello scrittore? Conquisterà il mondo come J.K.Rowling?
Lasciamo un punto interrogativo su tutto, sarà il tempo a decidere il momento giusto per cui far esplodere la stella della letteratura fantasy.

LA BELLA E LA BESTIA


Agnese Suriano
         

LA BELLA E LA BESTIA” è un cartone animato Disney del 1991. Il titolo originale è “Beauty and the Beast”.Ha vinto l’Oscar per la colonna sonora e la miglior canzone, Nominations Oscar per miglior film, miglior sonoro, miglior canzone (Stia con noi, uno sguardo d’amore), Golden Globe per miglior film commedia, miglior colonna sonora, miglior canzone originale, Kansas City Film Critics Circle Awards per miglior film d’animazione.


TRAMA
Il principe Adam vive nel suo maestoso castello. Un giorno viene una signora anziana a chiedere riparo, ma il principe la rifiuta. La signora era una fata che lo trasformò in una bestia e trasformò la sua servitù in oggetti parlanti. Disse che l’incantesimo si sarebbe spezzato solo quando una ragazza si sarebbe innamorata di lui, ma non oltre il suo 21° compleanno.

Nel  villaggio vive Belle, una bellissima ragazza appassionata di lettura, al contrario dei suoi rozzi compaesani. Un giorno incontra Gaston che le chiede di sposarlo, ma lei rifiuta. Il padre di Belle è un inventore e deve andare in un paese vicino per far vedere la sua ultima invenzione. Mentre era in cammino, incontra dei lupi e per scappare si rifugia in un castello: era il castello della Bestia. Lì viene imprigionato. Belle, saputa la notizia, va a cercare il padre, entra nel castello e chiede alla Bestia si scambiarsi con il padre. La Bestia accetta lo scambio e dice a Belle che può andare in qualunque stanza tranne che nell’ala ovest del Castello. Lei, invece, testarda, entra in quella stanza e ,scoperta dalla Bestia, scappa. La Bestia la raggiunge, perché in pericolo e la riporta al castello, e da quel momento iniziano ad andare d’accordo. La Bestia porta belle nella maestosa biblioteca e gliene fa dono. Un giorno la invita a ballare, ma dopo il ballo Belle si rattrista perché è da molto tempo che non vede il padre. La Bestia le dà uno specchio magico per vedere il padre, Belle vede che è malato e così la Bestia la lascia libera. Belle va da suo padre e lo cura, intanto Gaston ricatta Belle: se lo avesse sposato avrebbe lasciato libero il padre poichè volevano portarlo al manicomio in quanto parlava sempre di un uomo-bestia. Lei rispose di no e per dimostrare che il padre non era pazzo, prese lo specchio magico e fece vedere a tutti la Bestia. Gaston e gli altri abitanti del villaggio, intanto, vanno al castello per uccidere la Bestia perché credono sia cattiva. La Bestia e Gaston combattono, ma la Bestia seppur ferita vince il duello. Belle scopre di essere innamorata della Bestia e così rompe l’incantesimo e tutti vissero felici e contenti.


Fuoriclasse

13 anni: un’età di cambiamenti!

L’adolescenza è un periodo di transizione che va dall’infanzia alla maggiore età, per le ragazze dagli 11 ai 16 anni, mentre per i ragazzi dai 13 ai 16 anni, e in cui si cambia sia nell’ aspetto fisico che nel modo di pensare.
In questo periodo si è concreti, senza illusioni, pronti a discutere e affrontare qualsiasi argomento, ma si provano intense emozioni. Come la prima “cotta”, che non è altro che una semplice simpatia per un proprio coetaneo dell’altro sesso. Gli adolescenti passano molto tempo con i propri coetanei, tanto da considerarsi fra di loro “fratelli”. A volte litigano per banali motivi, ma questo serve per conoscersi e rafforzare l’amicizia rendendola spesso indissolubile. L’appartenenza a un gruppo, però, a volte può essere un fattore di rischio, infatti, spesso, per non esserne esclusi o essere considerati dei bambini, spinti dai più grandi si ha il coraggio di provare la “prima sigaretta”, o peggio uno spinello o il “primo cicchetto”. In alcuni casi succede che i genitori cerchino di sopperire alla loro assenza, accondiscendendo alle richieste dei figli e ampliando gli spazi di libertà, ma spesso manca un qualsiasi reale dialogo.
Il desiderio di molte ragazze è di intraprendere da grande una carriera cinematografica; mentre per i maschietti l’idolo principale rimane sempre il “pallone”.
Violi Chiara

La Zia Galatea:

Di: Diego De Tommasi, Evan Pagliara, Harsha Kumara

Quest’anno, come ogni anno, nella nostra scuola “Antonio Galateo”, abbiamo realizzato un evento molto bello e coinvolgente: la “Zia Galatea”. In cosa consiste? La nostra scuola sceglie a turno una classe ai cui alunni viene chiesto di preparare alcuni pasti di tipo dolce o salato.

La “Zia Galatea” consiste nel raccogliere tutte le pietanze preparate e dividerle nei vari piani dell’istituto. Così, nell’ora di ricreazione, tutti gli studenti possono acquistare al prezzo di 1 € lo spuntino desiderato.

 Questa iniziativa, che si realizza nella nostra scuola ormai da diversi anni, non è fine a se stessa: il ricavato della vendita dei dolci e dei piatti salati portati a scuola da noi studenti, infatti, viene devoluto a favore dei più bisognosi.

Giocare troppe ore al giorno con i videogiochi provoca danni irreparabili

Tommaso Vergine


I videogiochi spopolano tra i giovani, e anche tra i meno giovani, che ogni giorno spendono ore davanti allo schermo, vivendo in una realtà virtuale che fa discutere.
L’ultima notizia che ha animato il dibattito sul tema è arrivata qualche giorno fa dal Regno Unito: sui videogiochi potrebbero fare ben presto bella mostra frasi come “giocare con i videogiochi uccide” o “i videogiochi danneggiano la salute”.
La proposta è la conseguenza del “Byron Review”, rapporto sull’uso-abuso di videogiochi, realizzato dalla psicologa Tanya Byron, secondo il quale giocare troppe ore al giorno provocherebbe danni irreparabili. Da qui l’idea di riportare sui videogiochi le frasi già presenti sui pacchetti di sigarette.
In realtà, quella dell’etichettatura dei videogiochi sembra più una “boutade”.
Il rapporto della studiosa britannica ha voluto sottolineare il crescente abuso di videogiochi da parte dei più giovani e lo scarso controllo esercitato dai genitori, una superficialità che porta i bambini a giocare per ore a giochi spesso violenti che li portano a condurre una vita decisamente non adatta a loro, anche se solo virtualmente.
La provocazione dell’etichettatura dei videogiochi, probabilmente, è stata l’ennesima occasione per dibattere della questione: quanto fanno male i videogiochi?
Tanya Byron spiega nel suo lavoro che l’errore sta nel pensare di “tenere al sicuro” i propri figli lasciandoli soli a casa e facendoli giocare davanti al pc, con il rischio, però, di evitare i pericoli della vita vera, ma di incappare in “danni on-line” altrettanto pericolosi.
Sarebbero, quindi, necessarie campagne di sensibilizzazione per genitori e insegnanti, oltre che un sistema di classificazione dei videogiochi più chiaro e specifico.
Infatti, abusare dei videogiochi provoca certamente numerosi problemi: i ragazzi rischiano di diventare dipendenti dal loro videogioco e di costruirsi una realtà virtuale, tendendo spesso a distaccarsi dalla vita vera e a ridurre sensibilmente i rapporti sociali con gli altri.
Dipendenza e asocialità, ma anche assimilazione di modelli comportamentali sbagliati, sono i principali rischi a livello psicologico.
Ma i danni possono essere anche neurologici: molti casi di assenza e convulsioni sono stati attribuiti all’utilizzo senza limiti di videogiochi, anche se molti esperti sottolineano che i soggetti più a rischio sono i bambini affetti da “epilessia foto sensitiva”, un disturbo che rende i soggetti particolarmente sensibili ai forti contrasti tra i colori chiari e quelli scuri, cioè, il loro cervello non riesce a tollerare i forti sbalzi di luminosità presenti nei videogiochi. Per non parlare poi dei danni causati a lungo andare alla colonna vertebrale e all’apparato osseo delle mani.
Eppure non si possono nascondere le potenzialità positive dei videogiochi: lo sviluppo delle capacità senso motorie, la possibilità di prendere decisioni rapide in breve tempo per raggiungere un obiettivo o imparare a gestire e controllare le emozioni e le sensazioni sono tutte capacità che il bambino può affinare giocando. Ovviamente non abusandone! 



Il Consiglio Comunale dei ragazzi

Valeria Latino
Kumara Harsha
Irene Pantaleo
Chiara Perrone

Il 26 novembre 2010 si sono svolte le elezioni del Consiglio Comunale dei Ragazzi, un organo che consente a noi studenti leccesi di proporre suggerimenti riguardanti noi giovani e i nostri diritti.
In ben 23 sedi, corrispondenti alle varie scuole di Lecce, si sono tenute le elezioni dalle ore 9 alle ore 13. Hanno partecipato 3.778 studenti; 3.610 sono stati i voti validi.
I candidati consiglieri della nostra scuola erano 10, ma solo due sono stati eletti: Matteo Piccinno, con 91 voti e Kevin Stefanazzi, con 79. Il candidato sindaco del nostro istituto era Marco Calò.
Il 12 gennaio 2011 il Consiglio Comunale dei Ragazzi si è riunito con il Consiglio Comunale della città di Lecce, nella Sala Consiliare di Palazzo Carafa, e ha eletto Sindaco dei Ragazzi Michelangelo Prisciano, studente della Scuola Secondaria di Primo Grado “Q. Ennio”.
Della Giunta dei Ragazzi, invece, fanno parte: Alessandra Medico, vice sindaco, e gli assessori Concetta Pallara, Sara Muscedra, Riccardo Mocavero, Alberto Chirizzi e Nicolò Latino.
Speriamo che questi nostri compagni sappiano rappresentarci al meglio e riescano a contribuire per la creazione di un futuro migliore per noi giovani ragazzi.

LA MODA E I GIOVANI



Agnese Suriano



I GIOVANI AL GIORNO D’OGGI SEGUONO LA MODA?

Al giorno d’oggi la moda non è seguita da tutti e specialmente non tutti i giovani sono disposti a starle dietro perché molti preferiscono crearsi un proprio stile. Si possono distinguere molto facilmente i vari stili dei ragazzi: punk, dark, emo, metallari, vamp e, quelli semplici che sono gli unici ad avere uno stile "personale".
La moda fa si che i giovani identifichino la propria appartenenza a un gruppo, la moda giovanile ,per questo risponde ad ogni richiesta.
Le ragazze, soprattutto, hanno solo un pensiero per la testa, essere perfette. Si lamentano se non hanno i capelli aggiustati, se hanno la matita sugli occhi sbavata e si mettono lo smalto secondo il colore indossato.
Molto alla moda sono i pantaloni a vita bassa, di qualche taglia in più della propria, i top che lasciano scoperto l’ombelico, le scarpe da ginnastica senza stringhe.

Per i più attenuati, la moda giovane presenta alcuni capi in jeans: gonne, giacche, pantaloni, camicie… arricchiti da strass, applicazioni floreali oppure semplicemente strappati.

Graffiti: arte o crimine?

 Matteo D’Oria



Capita spesso che i ragazzi girino per le strade di notte e usino bombolette spray per imbrattare e sporcare l’ambiente che ci circonda. Distruggono anche opere d’arte che dovremmo custodire con tutto il nostro impegno perché testimoniano il nostro passato e dovremmo salvaguardarle per il futuro delle nuove generazioni.
Inoltre queste bombolette emanano gas nocivi al nostro organismo.
Da quando esistono i graffiti, esiste il quesito: sono arte o crimine? Le “scuole di pensiero” si dividono, c’è chi li criminalizza e ci sono molti ragazzi a favore dei graffiti in quanto riconoscono loro una funzione di abbellimento di zone urbane che altrimenti risulterebbero grigie e anonime. La pratica è condannata invece quando si toccano monumenti e beni pubblici.
Ed è proprio per la tutela di questi beni che molti comuni italiani si sono mossi per cercare di arginare il fenomeno dell’imbrattamento. Nel panorama italiano però si levano anche voci contro corrente: non mancano i comuni che accettano i graffitari, organizzando manifestazioni e cedendo spazi per realizzare i disegni, che in alcuni casi sono considerati opere d’arte vere e proprie.
Molti affermano che il graffitismo è un modo per esprimersi e per loro è “arte”, l’arte di comunicare le proprie emozioni e i propri sentimenti che non riescono a comunicare con le parole.

“Con la mente e con il cuore”

Chiara Perrone
Vite distrutte dalla droga che sperano di rinascere per non commettere gli stessi errori del passato: testimonianze che il 28 marzo scorso, ho ascoltato insieme alla mia classe, 3^ B, presso il centro “Le Sorgenti” della Comunità Emmanuel, situato lungo la strada provinciale Lecce-Novoli.
L’esperienza vissuta è stata molto importante perché ci ha fatto crescere, avvicinandoci a un mondo sconosciuto e facendoci riflettere, mentre pensavamo che sarebbe stata scocciante e faticosa, una “giornata per non fare scuola”.
L’incontro, con il laboratorio formativo/esperienziale, che ci è stato proposto, ha avuto come finalità la promozione dell’Educazione alla salute, la prevenzione dei comportamenti a rischio e delle dipendenze da sostanze (droghe, alcool, farmaci oltre che quelle di nuova generazione).
Ci ha accolti Luca, un educatore e responsabile psicoterapeuta, che assiste e cura, in particolare, ragazzi dipendenti dalla droga (o da altro) che, avendo commesso reati, hanno preferito il percorso di recupero in Comunità alla reclusione in carcere.
Ci è stato spiegato che ognuno di noi è “dipendente” da qualcosa di cui non riusciamo a fare a meno, anche banale, come ad esempio, Internet e Facebook, i videogiochi, lo shopping, il telefonino, il gratta e vinci o il gioco d’azzardo. Comunque, le dipendenze più conosciute, e quelle che spaventano di più, sono quelle da fumo, da alcool e da droghe, cioè da “sostanza”, termine usato in gergo.
Chi è dipendente da qualcosa spesso non lo ammette neanche con se stesso, per questo è molto importante riflettere sui propri comportamenti per rendersi conto se quello che facciamo stravolge la nostra vita quotidiana e condiziona le nostre giornate, diventando prima un’abitudine e poi una dipendenza sempre più dannosa.
Per evitare di diventare “dipendenti” bisogna che noi giovani pensiamo due volte alle nostre azioni, “una volta con la mente e l’altra con il cuore”, dobbiamo comprendere ciò che è bene e ciò che è male, dobbiamo imparare ad ascoltare e a rispettare le regole.
E a questo proposito Luca ci ha detto che i problemi da dipendenze stanno assumendo caratteristiche diverse nella società contemporanea e che lui, nell’arco di circa vent’anni di attività, ha notato qualcosa di preoccupante: in passato erano i padri che si recavano alla comunità per chiedere aiuto per i figli drogati, mentre erano i figli che chiedevano aiuto per i padri alcolizzati e violenti. Oggi, invece, il fenomeno dell’alcolismo e della violenza è sempre più diffuso fra i giovanissimi, mentre l’uso di sostanze stupefacenti si è allargato anche a fasce di età mature. Ci sono stati forniti anche alcuni dati statistici, sul problema droga, rilevati tra gli ospiti della comunità: il 95 per cento dei dipendenti da cocaina ha iniziato fumando in età giovanissima sigarette e il primo spinello a 13 anni.
Sono dati che sconvolgono e fanno riflettere al tempo stesso! Importanti soprattutto per noi ragazzi che sottovalutiamo le nostre azioni a rischio, pensando, in tal modo, di  sentirci grandi e di non averne conseguenze.
Le parole del Sig. Luca hanno catturato la nostra attenzione, ma lo hanno fatto ancora di più quelle di tre ospiti della comunità che, con le loro testimonianze, hanno reso la nostra esperienza molto forte e, proprio loro, i più emarginati, con le loro tragiche storie ci hanno insegnato qualcosa di molto importante.

STORIA DI SALVATORE
La storia di Salvatore, 52 anni, è la più tragica.
Cresciuto in Sicilia, senza i genitori emigrati in Francia, con la sola nonna, abusato sessualmente da un amico di famiglia intorno ai 6/7 anni, è stato segnato per tutta la vita da questi eventi. In 3^ media ha cominciato a “farsi le canne” e ben presto, abbandonata la scuola e girando per l’Europa in cerca di lavoro, è passato alle droghe pesanti (16/17 anni), compiendo reati sempre più gravi per procurarsi il denaro necessario: scippi, spaccio, rapine, omicidio colposo. Ha 3 figli con tre donne diverse, ma solo con l’aiuto dell’ultima compagna, una ragazza tedesca che lo aiuta concretamente, è riuscito ad assumersi le sue responsabilità: ha avuto varie ricadute ed è entrato in quest’ultima comunità 5 anni fa, nel 2012 terminerà di scontare la pena.
STORIA DI TONI
La seconda testimonianza è quella di Toni, di 34 anni. Egli ha conosciuto ben presto la droga e lo spaccio perché il padre possedeva una sala giochi dove ce n’era sempre un gran commercio. Toni ha cominciato già a 9 anni a fumare sigarette, passando subito agli spinelli: prima uno ogni tanto, poi ogni giorno con i suoi amici. Ha cominciato a spacciare per procurarsi sempre più soldi, contravvenendo alle regole dei genitori. Ha un figlio dalla compagna e, a causa di ripetuti incidenti sul lavoro, ha subito alcuni interventi con gravi esiti di cui porta ancora le conseguenze. Arrestato per spaccio è in Comunità da qualche mese. Pensa sempre alla figlia e alla compagna lontane e rimpiange una vita normale e la realizzazione dei suoi sogni come, ad esempio, diventare carabiniere.
STORIA DI LUCA
Luca, 25 anni, ha cominciato intorno ai 13 anni, direttamente con la cocaina e con lo spaccio, pur continuando gli studi. In discoteca prendeva le “pasticche” per divertirsi ancor più e anche durante il militare continuava ad assumere cocaina ed eroina con diverse compagnie. Gestiva un’azienda col fratello, ma sono finiti entrambi in carcere, insieme a un amico. L’espressione delusa del padre, come non gliela aveva mai vista, lo ha spinto a entrare in Comunità.

Dopo aver ascoltato le storie di Salvatore, di Toni e di Luca, l’educatore ci ha chiesto di esprimere ciò che avevamo provato, ha dovuto insistere perché eravamo imbarazzati, ma quando ha invitato ognuno di noi a intervenire ci siamo lasciati andare e siamo riusciti a esprimere emozioni e sensazioni:
“Ho sentito una stretta al cuore e ho provato tanta meraviglia perché ciò che ho ascoltato mi sembrava irreale” – Giulia.
“È stata un’esperienza molto toccante, che mi ha fatto passare anche quella minima curiosità che avevo. Personalmente non pensavo che le droghe portassero così tanti problemi e che, una volta iniziato, non se ne potesse fare più a meno” – Federico.
“Ho provato molta tristezza e ho capito le sofferenze che hanno dovuto affrontare i tre testimoni” – Michela.
“Secondo me, le storie che abbiamo ascoltato sono state un grande insegnamento perché ci è stata chiara la sofferenza che si notava dal tono basso della voce e dallo sguardo incerto. Ho provato un insieme di emozioni: stupore, tristezza e dispiacere per la loro condizione e ammirazione per il coraggio che hanno avuto nel raccontarsi sinceramente e per l’impegno che mettono in atto quotidianamente per superare la loro dipendenza” – Benedetta.
“Ho provato tristezza e paura perché ho degli amici che fumano e bevono e non vorrei che finissero in quel modo” – Pamela.
“Ho provato dispiacere, ma ho anche capito che la vita è importante e non va sprecata” – Giovanbattista.
“Sono rimasto sorpreso dalle storie che ho ascoltato e che finora avevo visto solo nei film in TV e ho pensato che sono stato fortunato ad aver avuto un’infanzia serena e pacifica e una famiglia e degli amici che mi consigliano per il meglio. Ho pensato che la vita è una sola e bisogna osare, ma si deve capire fino a che punto!” – Nicolò.
Il sig. Luca, l’educatore, alla fine dei nostri interventi ci ha fatto riflettere sulle emozioni prevalenti: sono state soprattutto la tristezza, il dolore e la sorpresa. Quindi, ci ha detto che l’uso di sostanze porta solo quello, non risolve i problemi, ma anzi li amplifica.
Abbiamo chiesto, perciò, che ne pensavano a proposito della proposta di liberalizzazione della vendita di sostanze stupefacenti e tutti i presenti si sono dichiarati contrari, affermando che se fosse per loro vieterebbero anche la vendita di alcool.
Alla fine dell’incontro abbiamo chiesto un consiglio: cosa possiamo fare per evitare di cadere in tentazione?

Tutti ci hanno invitati a vivere solo esperienze positive, ad avere fiducia nelle nostre possibilità, e a essere noi stessi, senza cambiare per far piacere al gruppo, perché chi ci vuole davvero bene non ci giudica e non ci abbandona.
Dobbiamo ricordarci che la vita può essere bellissima e non ne abbiamo un’altra, mentre con esperienze come le loro si perde tutto: famiglia, amici, rispetto, lavoro.
Queste testimonianze hanno reso la mia esperienza molto forte e loro, proprio le persone più emarginate, con le loro tragiche storie mi hanno insegnato qualcosa di molto importante. Mi hanno lasciato, come ha detto Luca, il “segno dentro”, facendomi comprendere quanto uno sbaglio possa far cadere i sogni e costringere a ricominciare tutto di nuovo.